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La Notte Rossa 2015 a Piacenza

La Fondazione "Piacenza Futura" organizza insieme all'Associazione "Alice", nell'ambito de La Notte Rossa, un dibattito con Vincenzo Visco su "Tasse, equità, sviluppo: è ancora possibile una politica di sinistra?". L'incontro si terrà sabato 17 ottobre alle ore 10:30 presso l'Urban Center di Piacenza.

piacenza

 

Per rimanere aggiornati e scoprire gli altri programmi de La Notte Rossa 2015: www.lanotterossa.it e La Notte Rossa su Facebook.

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La pastasciutta antifascista

Con piacere segnaliamo un'iniziativa promossa dall'Istituto Cervi insieme all'ANPI nazionale.

La rete delle pastasciutte antifascisteAlla caduta del Fascismo, il 25 luglio del 1943, fu grande festa a Casa Cervi, come in tutto il Paese. Una gioia spontanea di molti italiani che speravano nella fine della guerra, nella morte della dittatura. La Liberazione verrà solo 20 mesi dopo, al prezzo di molte sofferenze. Ma quel 25 luglio, alla notizia che il duce era stato arrestato, c’era solo la voglia di festeggiare. A Campegine, i Cervi insieme ad altre famiglie del paese, portarono la pastasciutta in piazza, nei bidoni per il latte. Con un rapido passaparola la cittadinanza si riunì attorno al carro e alla “birocia” che aveva portato la pasta. Tutti in fila per avere un piatto di quei maccheroni conditi a burro e formaggio che, in tempo di guerra e di razionamenti, erano prima di tutto un pasto di lusso.
C’era la fame, ma c’era anche la voglia di uscire dall’incubo del fascismo e della guerra, il desiderio di “riprendersi la piazza” con un moto spontaneo, dopo anni di adunate a comando e di divieti.
Di quel 25 luglio, di quella pagina di storia italiana è rimasto poco nella memoria collettiva. Eppure c’è stato, in tutta Italia e in quella data, uno spirito genuino e pacifico di festa popolare: prima dell’8 settembre, dell’occupazione tedesca, della Repubblica di Salò. Prima delle brigate partigiane e della Lotta di Liberazione.
L’Istituto Cervi, quasi 20 anni fa, ha voluto ricostruire quel clima di gioia a partire dall’episodio della storica pastasciutta di Campegine, riproponendo la stessa formula di ritrovo spontaneo e festoso. Per ricordare una data simbolica della nostra storia.

L’ideale della pastasciutta del 25 luglio ha conquistato negli ultimi anni altri territori, altre comunità che vogliono riproporre gli stessi ingredienti della serata di Casa Cervi, fino a contare nell'edizione del 2015 oltre 50 manifestazioni in contemporanea.

Per maggiori informazioni e per conoscere i luoghi in cui si festeggerà: www.istitutocervi.it

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La Notte Rossa 2015

Dopo il successo dello scorso anno, a ottobre torna La Notte Rossa, alla sua terza edizione, il 16-17 e 18 ottobre 2015.
E quest'anno anche Piacenza Futura parteciperà alla manifestazione.

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Nata con l'intento di valorizzare Case del Popolo e Circoli culturali e operai, lo scorso anno La Notte Rossa si è svolta in oltre 150 località in tutta Italia e sono stati organizzati più di 250 eventi culturali. Hanno aderito alla manifestazione le Fondazioni democratiche, le Case del Popolo e i Circoli cooperativi e operai e molte associazioni locali e nazionali tra cui Anpi, Arci, Cefa, Legacoop e Unicef. 

Per reinventare insieme un uso nuovo e moderno di spazi spesso sottoutilizzati, che custodiscono una storia che pur essendo passata non è dimenticata e che ancora molto può dare oggi.


Per rimanere aggiornati e scoprire novità e programmi de La Notte Rossa 2015, seguiteci sul sito www.lanotterossa.it e sul profilo facebook de La Notte Rossa.

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Una borsa di studio per giovani piacentini

La Fondazione Piacenza Futura bandisce un concorso a una borsa di studio, dell’importo di € 1.500, destinato a giovani laureati che abbiano approfondito il tema:

La sinistra a Piacenza e nel territorio piacentino: esperienze sociali, politiche, amministrative dal dopoguerra ai giorni nostri.

Possono concorrere coloro che, residenti in provincia di Piacenza, abbiano conseguito la laurea magistrale o specialistica o il dottorato di ricerca nelle scienze umane (storiche, economiche, filosofiche, giuridiche, sociali, politiche) presso un ateneo italiano nel triennio antecedente alla data di scadenza del termine di presentazione delle domande e che non abbiano superato il trentaduesimo anno di età.

La domanda di ammissione al concorso dovrà essere indirizzata via e-mail alla Segreteria della Fondazione, all'indirizzo , entro il 31 dicembre 2015.

Per maggiori dettagli consultare il bando:

 

Borsa

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"Ricordare Berlinguer è smontare la nostalgia"

Riportiamo di seguito l'articolo di Piacenzasera relativo all'iniziativa del 15 maggio "Qualcuno era comunista perchè c'era Belinguer".

La distanza della politica di oggi da quella di Berlinguer non può essere il pretesto per confinarlo nella sfera della nostalgia, come una sorta di icona astorica. Come ha sottolineato Pierluigi Bersani "oggi lui s'incazzerebbe" nel vedersi dipinto solo così, perchè la sua azione è inseparabile dalla prospettiva politica in cui era immersa e soprattutto dal suo popolo, quello del Pci.

Se n'è parlato nel corso del convegno "Qualcuno era comunista perché c’era Berlinguer. Una riflessione sul leader comunista italiano dopo il trentennale della scomparsa", organizzato dalla Fondazione Piacenza Futuro venerdì 15 maggio, dalle 21, nella Sala dei Teatini.

A introdurre l'appuntamento il presidente della Fondazione, Flavio Chiapponi e il segretario Pd Loris Caragnano, a cui sono seguiti gli interventi di Laura Boella, docente di filosofia morale all'università di Milano, Vanessa Roghi, docente di Visualità e Storia alla Sapienza di Roma, e le conclusioni di Pier Luigi Bersani.

C'è stata una costruzione retorica della figura di Berlinguer, come una sorta di "santino" della questione morale e dell'austerità, che ha finito per limitare la portata della riflessione sulla sua azione politica. E che ha voluto mettere una specie di punto alla sua storia, dopo il suo funerale a cui partecipò una folla immensa di persone. Ma la storia di Berlinguer non s'interrompe con la sua morte, ci parla ancora oggi se ci sforziamo di comprenderla senza ridurla dentro i soliti schemi.

Questo - in estrema sintesi - quanto sostenuto da tutti e tre i relatori, che hanno raccontato Berlinguer da tre prospettive diverse.

Secondo Laura Boella, per Berlinguer la vita vissuta degnamente è stata la risorsa per affrontare il rischio della crisi, perchè l'esperienza del presente come storia ha segnato la sua generazione. La presunta inattualità di Berlinguer soprattutto nella fase finale della sua parabola politica va riconsiderata, non sempre le inattualità e gli anacronismi infatti sono un mero residuo del passato, qualche volta sono anticipazioni del futuro, per questo è necessario smuovere la fissità del presente uscendo dalla cecità.

Vanessa Roghi ha analizzato l'impatto del leader Pci nell'immaginario, in un percorso che ha toccato le varie tappe della sua rappresentazione pubblica. Con l'intento dichiarato di smontare la retorica della nostalgia. "Berlinguer riempie anche oggi gli spazi dei social network e il web, è diventato un'icona atemporale di cui si è appropriato anche il Movimento 5 Stelle, anche se spesso è sconosciuto nella sua reale dimensione politica. Basti pensare che la parola più associata a Berlinguer è onestà.

Questa mitizzazione è un'operazione iniziata fin da quando era in vita, Berlinguer ha subito una progressiva trasformazione in figura pop. La questione morale e l'austerità sono le due parole chiave più legate alla mitografia astorica di Berlinguer. Con la sua morte si compie il disegno di santificazione. Anche la riscoperta di Berlinguer negli ultimi anni è diventato uno scontro sulla sua eredità politica, tra il Pd e i grillini in occasione delle elezioni europee di un anno fa. Anche il recente film di Walter Veltroni isola Berlinguer nel pantheon della nostalgia, la chiave di lettura che ancora una volta prevale è quella della memoria, come testimoniano le parole di Jovanotti. Ma Berlinguer non è solo questo, è stato un politico immerso in un progetto e con alle spalle un popolo".

Più politica la disamina di Pierluigi Bersani: "Come facciamo a raccontare alla nuova generazione che si affaccia alla politica Enrico Berlinguer? Rischia di prevalere un contenuto prettamente sentimentale, con la sua agonia, i funerali, la sua figura minuta che ispira senso di protezione. Ma lui s'incazzerebbe nel vedersi dipinto solo così oggi, perché separarlo dalla politica e dal Pci è un'assurdità.

Siamo ancora in quella storia, non c'è un'interruzione. Berlinguer è stato il primo segretario del Pci della nuova generazione, che non ha fatto la Resistenza, lui entra in scena negli anni '60 in un cambio di fase: quando si chiude il dopoguerra che ha imparentato l'Italia con la democrazia, cresce il Pil e allo stesso tempo si accorcia la forbice sociale, soprattutto grazie ai partiti.

Sono gli anni di un nuovo fermento sociale diffuso nella società, ma anche gli anni di una nuova percezione dell'andamento economico di una crescita non lineare. Berlinguer ha colto questo passaggio di fase e il rischio di un impasse, da qui la necessità di prendere strade nuove, nel solco della democrazia.

Berlinguer non è convinto di un approdo socialdemocratico, ma tuttavia c'è un rapporto che si salda con le forze del socialismo europeo soprattutto con la Spd. Ma la preoccupazione maggiore di Berlinguer era rivolta all'Italia, con il pericolo di una soluzione reazionaria. Non era certo una preoccupazione irrazionale, visto il contesto di quegli anni, da qui la proposta del compromesso storico per evitare che si saldassero i moderati con la reazione.

Quel progetto non si realizzò, ma non fu un fallimento, perché si pose un argine alle fughe estremistiche e si aprì una fase riformatrice in Italia. Hanno cominciato a circolare idee nuove. Con la morte di Moro sul piano politico la proposta del compromesso storico subì una sconfitta. Con l'alternativa democratica si aprì una fase dove il Pci si pose in difesa, chiudendosi in un profilo identitario. Il governo diventó una palude, in un sistema bloccato. E' da quella stagione che è iniziato il discredito della politica che subiamo ancora oggi, le scorciatoie demagogiche e le soluzioni leaderistiche, e non siamo in condizione di proporre un'idea compiuta di politica. Quale dunque l'insegnamento di uno come Berlinguer? Che la politica deve mantenere rapporti costanti con la morale e con la cultura, e poi lasciatemelo dire: un po' di coerenza tra le parole e i fatti".

 

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L'importanza dei partiti politici

Segnaliamo un'interessante iniziativa prevista per venerdì 22 maggio, ore 21, al Circolo Pd Madonnina di Modena (via barchetta, 186), in cui sarà presentata la proposta di legge di revisione della disciplina dei partiti politici, "per ridare autonomia e dignità economica alla politica".

 

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